- Quali materiali è meglio utilizzare?
La scelta del tipo di materiale da utilizzare è funzione di vari parametri: la tradizione locale, le condizioni climatiche del luogo, il tipo di impiego, il budget economico a disposizione, la reperibilità dei materiali e di maestranze specializzate, la quantità di manutenzione futura, ecc… Ogni luogo comunque presenta delle sue peculiarità, che vanno indagate e studiate per capirne meglio i caratteri formali, le consuetudini e le contaminazioni. Ogni pietra impiegata storicamente ha un suo uso consuetudinale a seconda del tipo di utilizzo e di destinazione finale, inoltre gli elementi lapidei devono essere dimensionati in relazione alle sollecitazioni a cui dovranno far fronte. Nel caso di abbinamento di vari materiali occorre tener presente le caratteristiche fisico-meccaniche delle stesse in modo da non combinare pietre che hanno caratteristiche poco compatibili tra loro.
- Quali i disegni, le figurazioni, con cui caratterizzare le forme future?
Una volta individuati i tipi di materiali da impiegare, od anche contemporaneamente, bisogna, immaginare e ponderare sul tipo di disegno e di figurazione che l’area dovrà assumere. Nei centri storici quasi sempre bisogna mantenersi entro tipologie classiche e figurazioni tradizionali, per non contrastare troppo con le pavimentazioni preesistenti e la tipologia degli edifici già esistenti. Sarà opportuno perciò ricorrere a formati consolidati dall’uso tradizionale e che si rapportano con le funzioni storiche degli spazi e degli edifici. A questo scopo bisogna fare uno studio il più approfondito possibile sull’uso tradizionale dei materiali e delle pavimentazioni presenti storicamente. Se tradizionalmente, come accadeva in tante località d’Italia, fossero stati presenti dei percorsi carrabili segnati dalle trottatoie che facilitavano l’incedere dei carri, esse possono correttamente essere riproposte. Se ad esempio le superfici sono irregolari e l’intorno piuttosto essenziale e privo di particolari ornamenti, sarà meglio utilizzare materiali quali i cubetti di porfido ad archi contrastanti o l’acciottolato, che ben si adattano a qualunque tipo di collocazione e di ambientazione. Invece la presenza di particolari tipologie architettoniche e decorazioni sugli edifici o la vastità degli spazi consigliano di caratterizzare maggiormente il disegno, prospettando figurazioni ed apparecchiature più complesse e strutturate, sempre in linea comunque con i caratteri formali degli spazi di intervento. Altro aspetto da tenere bene in evidenza trattandosi di superfici a elevato livello di esercizio è la comodità e la sicurezza del calpestio. Il piano di appoggio deve essere il più possibile comodo per l’incedere di tutti i tipi di calzature e per gli utenti portatori di handicap ed i loro mezzi di locomozione. Del tutto sconsigliate sono comunque le lavorazioni a rasamento (levigato e lucido), giacché in condizioni di bagnato diventano scivolose e quindi pericolose alla deambulazione. Una volta configurata la pavimentazione con tutti i suoi elementi è giunto il momento di procedere all’esecuzione della sigillatura. Essa ha il compito di chiudere tutti gli interstizi tra un elemento e l’altro della pavimentazione e renderli solidali, lasciando la superficie perfettamente pulita e l’elemento di pietra in bella evidenza. La sua funzione è spesso sottovalutata, ma si tratta di un’operazione fondamentale, sia per quanto riguarda la tenuta fisico-meccanica del sistema pavimentazione, sia per la sua resa dal punto di vista estetico. La sigillatura delle lastre avviene quasi sempre secondo la tecnica cosiddetta in “boiacca di cemento”. In breve essa consiste nel preparare un composto costituito da cemento, acqua pulita e sabbia fine in parti uguali, miscelata fino a giungere ad un impasto avente una consistenza semiliquida. Essa verrà sparsa sopra tutta la pavimentazione e, una volta che essa sarà penetrata fino a chiudere tutti gli spazi vuoti presenti e sarà arrivata al giusto stato di consistenza e maturazione, verrà ben ben ripulita fino a lasciare la superficie degli elementi lapidei perfettamente puliti e sgombri da qualsiasi residuo. Per i cubetti invece è anche possibile come nelle pavimentazioni storiche utilizzare soltanto sabbia fino a perfetto intasamento di tutti gli interstizi.
- Come deve essere adagiato e costipato un elemento della pavimentazione?
Si devono dapprima giustapporre alcuni elementi guida (i “punti”) che servono da riferimento per la formazione delle quote e degli allineamenti. Dopo essere stati posizionati con l’aiuto di vari strumenti e livelli, essi fanno da base alle lenze ed alle corde speciali che aiuteranno gli operatori a posizionare in maniera corretta gli elementi della pavimentazione. Le lastre vanno percosse con forza con appositi martelli di gomma fino a quando essi non si posizionano alla giusta quota e nella corretta sede. I cubetti ed i ciottoli invece devono essere posizionati ad una quota leggermente superiore a quella definitiva, poiché essi devono ancora subire la cosiddetta “battitura”, che consiste in un processo di assestamento tramite costipazione meccanica, che insisterà in maniera più o meno forte sugli elementi della pavimentazione a seconda della loro pezzatura. A collocazione avvenuta, ma prima della battitura, i cubetti ed i ciottoli devono essere sommersi da un composto di sabbia piuttosto fine e cemento che, a seguito di abbondante bagnatura, farà presa ed assicurerà la parte inferiore (base) degli elementi della pavimentazione.
- Qual è il miglior sistema di allettamento degli elementi lapidei?
Sopra il sottofondo viene a collocarsi lo strato di allettamento che ha il compito di sostenere gli elementi lapidei costituenti la pavimentazione. E’ lo strato dunque che alloggia direttamente la parte lapidea della pavimentazione ed è perciò molto importante e delicato per la buona riuscita complessiva delle opere. Il valore in termini di spessore di questo strato può variare dai quattro ai sette centimetri in funzione del tipo e del formato del litotipo. Esso è costituito generalmente da una miscela di sabbia di granulometria appropriata e da cemento tipo Portland 325 in dosi variabili da 250 a 350 kg. per metro cubo di inerte a seconda del tipo di utilizzo e di litotipo impiegato. Nella posa di lastre il composto deve generalmente essere impiegato ad una consistenza simile alla terra umida per aumentarne le doti di aderenza e lavorabilità. La superficie inferiore delle lastre deve essere cosparsa per tutta la sua estensione con un composto semiliquido, detto boiacca di cemento, ottenuto dalla miscelazione in parti uguali di cemento, acqua pulita e sabbia fine. Questa operazione aumenta di gran lunga il grado di adesione e rende solidale la lastra agli strati sottostanti. Nel caso dei cubetti o dell’acciottolato lo strato di allettamento può essere costituito da sabbia di idonea granulometria, oppure da sabbia mescolata a cemento in dosi non inferiori a 300 kg. di cemento per metro cubo di sabbia . Nel caso si utilizzi il composto sabbia-cemento bisogna prestare attenzione alla miscelatura del composto stesso, che deve essere omogeneo in tutte le sue parti, onde evitare diversi gradi di resistenza della superficie pavimentata.
- Qual è la differenza tra il porfido trentino e quello argentino?
I due materiali sono molto simili dal punto di vista delle proprietà meccaniche (resistenza a compressione, flessione e abrasione, gelività, ecc…). Le differenze si riscontrano nei cromatismi, i quali per il porfido trentino si mantengono sulle tonalità grigio-marrone mentre per quello argentino abbracciano un ventaglio di gradazioni più ampio che comprende varie tonalità di grigio e di rosso.
- Qual è la differenza tra piano fiammato e il piano cava?
Il piano cava è il piano naturale corrispondente alla superficie di lastrificazione naturale della roccia e può avere uno spessore variabile (cm. 1-3, 3-6 ecc…), a seconda della naturale predisposizione. Mentre il piano fiammato si realizza su lastra ricavata da blocco, la quale ha spessore costante perché è risultante dalla segagione del blocco. Dalla segagione dei blocchi si possono ottenere lastre dello spessore desiderato e, a differenza del piano naturale di cava, lastre di superficie molto grandi per vari tipi di realizzazioni, comprese le pareti ventilate con moduli di grandi dimensioni. La fiammatura si ottiene attraverso il trattamento della lastra segata con apparecchiatura ossiacetilenica e permette di esaltare la colorazione e la lucentezza del materiale.
- Quanto spazio serve tra la soletta in cemento e il materiale compreso dell’allettamento che si andrà a posare ovvero la quota finita?
Dipende dal tipo di materiale che si va a posare. Per esempio, per i cubetti di spessore 6/8 cm. la spaziatura deve essere di almeno 12-14 cm., mentre per quelli di spessore 8/10 cm. occorrono almeno 15 cm, per le piastrelle piano cava spessore 3/6 cm è necessario spazio di almeno 10 cm..
- Quale materiale è consigliabile per la pavimentazione di una strada ove via sia una carrabilità media?
Il materiale più appropriato in questo caso sono cubetti con uno spessore minimo di 6/8 cm. e piastrelle con uno spessore non inferiore a 3/6 cm.
- Qual è il miglior sistema di smaltimento delle acque meteoriche?
Ogni sistema che riguarda le pavimentazioni non può prescindere dal rapportarsi con gli eventi atmosferici che insisteranno su quella superficie, per cui dovranno essere adottate tutte quelle misure e quegli accorgimenti atti a far defluire il più velocemente possibile le acque meteoriche, rendendo la superficie fruibile anche in condizioni meteorologiche avverse. Le pendenze per lo smaltimento delle acque devono essere attentamente studiate e fatte rispettare in sede esecutiva. Ogni materiale lapideo può subire delle lavorazioni o dei trattamenti superficiali che fanno variare il suo grado di scabrosità, e quindi la velocità di deflusso dei liquidi superficiali. Anche i formati, cioè le dimensioni delle lastre, influiscono sulla velocità dello smaltimento, e più in particolare minore è il formato, minore è anche la capacità di smaltimento, trovando i liquidi un ostacolo alla velocità negli spazi costituiti dalle fughe. Perciò è opportuno prevedere lungo le linee di scorrimento delle acque (le canaline di scolo o di compluvio) dei materiali di formati adeguati e la cui superficie sia il più liscia possibile. La pendenza generale della superficie pavimentata sarà comunque funzione del tipo di materiale lapideo, del trattamento superficiale adottato, del formato degli elementi della pavimentazione e della loro disposizione. Su superfici poste all’aperto comunque, di norma conviene sempre avere delle pendenze non inferiori all’uno e mezzo per cento (1,5 %) per quanto riguarda superfici pavimentate con lastre, e non inferiori al 2 % per i cubetti. Le pendenze non devono essere inferiori per garantire un rapido deflusso delle acque meteoriche, fatto sempre raccomandabile in aree densamente trafficate sia da pedoni che da automezzi, ma anche per evitare piccoli o piccolissimi ristagni in porzioni limitate di superficie, sempre possibili vista la manualità artigianale delle operazioni che può dare adito a qualche piccolo cedimento.
- Perché scegliere la pietra naturale rispetto ai manufatti cementizi e sintetici?
La scoperta e l’utilizzo della pietra risalgono a migliaia di anni orsono, importanti resti e monumenti sono stati ritrovati in siti assiri, babilonesi, egizi e romani, culle della nostra civiltà. L’uso millenario della pietra naturale la rende un prodotto collaudato, le cui prestazioni sono note e riconosciute da secoli.